Un nuovo organo del benESSERE.

Recuperare la gioia di vivere, lasciando andare il superfluo.

 

La miofascia o semplicemente fascia è un sistema connettivale di sofisticata architettura biologica, scarsamente conosciuto o superficialmente ignorato, anche perché nelle dissezioni medico legali, veniva semplicemente rimosso, fino a pochi anni fa. 

Ebbene sì! Un punto cardine della felicità risiede proprio nello stato di salute di questo nuovo organo. 

Le cellule connettivali che lo costituiscono creano l'ambiente per tutti gli altri tipi di cellule, costruendo sia l'impalcatura che le tiene assieme, sia la rete di comunicazione fra esse. Il tessuto connettivo è in realtà un vero e proprio sistema fibroso, che connette tutte le varie parti del nostro organismo. Negli ultimi anni, è stato evidenziato che, tramite delle specifiche proteine di membrana (integrine), il sistema connettivo è in grado di interagire con i meccanismi cellulari quali adesione e migrazione cellulare, crescita e divisione cellulare, sopravvivenza, apoptosi (morte cellulare) e differenziazione cellulare, come fondamentale sostegno al sistema immunitario . (Hynes R, 2002). 


Questo sistema biologico, “semplicemente” tira e spinge, comunicando così, da fibra a fibra, da cellula a cellula e da ambiente interno/esterno alla cellula e viceversa, tramite la trama fibrosa, la sostanza fondamentale e sofisticati sistemi di trasformazione del segnale meccanico, evidenziando che, qualunque forza meccanica in grado di generare una deformazione strutturale sia in grado di sollecitare i legami inter-molecolari, producendo un leggero flusso elettrico ossia la corrente piezoelettrica (Athenstaedt, 1969). 

“I tessuti connettivi giocano diversi ruoli fondamentali nel corpo, sia strutturali, (molti degli elementi extracellulari possiedono speciali proprietà meccaniche), sia difensivi, un ruolo che ha una base cellulare. Spesso possiedono anche importanti ruoli trofici e morfogenetici nell’organizzare e nell’influenzare la crescita e la differenziazione dei tessuti circostanti”. (Anatomia di Gray). 

La MEC (Matrice Extra Cellulare), ricca di collagene, elastina, fibre di reticolina e proteine collose interfibrillari viene definita, da James Oschman (biofisico e biologo), una vera e propria matrice vivente, che distribuisce le tensioni del movimento e della gravità mantenendo contemporaneamente la forma dei diversi componenti del corpo.


Da qui il concetto di tensegrità, termine coniato dall'ingegnere Richard Buckminster Fuller per indicare un insieme di «tensione» e «integrità». Si tratta di una proprietà attribuita agli oggetti i cui componenti usano trazione e compressione in modo combinato, al fine di fornire loro stabilità e resistenza, sulla base del quale esistiamo magnificamente. 

La sindrome del dolore miofasciale si riferisce a tutta una ampia gamma di sintomi che hanno un elemento comune: la riduzione della qualità della vita. L’attuale tendenza diagnostica resta però ancora incastrata in schemi riduttivi, cristallizzati  su una base meramente sintomatica, riducendo grandemente il grado di prospettiva clinica e prognostica.

 La fascia connettivale è una sorta di direttore d’orchestra del nostro corpo.

 

Partendo dall’ imprescindibile presupposto che in Natura “nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma” (Antoine-Laurent de Lavoisier Parigi, 26 agosto1743Parigi, 8 maggio1794 chimico, biologo, filosofo ed economista francese), nel tempo, anch’essa modifica fisiologicamente o patologicamente, la sua struttura. 

Se cambiando si irrigidisce, possono comparire dolori, contrazioni, irrigidimenti, limitazioni del movimento, stanchezza, disfunzioni degli organi, peggioramento generale dello stato di salute di un individuo. La fascia si contrae e si compatta in risposta a qualsiasi tipo di input fisico, emotivo e/o  ambientale. 

Qualora lo stato di equilibrio fisiologico non venisse ripristinato, in alcune zone, le fibre in questione possono sovrapporsi ed aderire una all’altra, creando anormali pressioni, tensioni, disallineamenti, un ridotto apporto di sangue, un difficoltoso deflusso linfatico. 

Le aderenze che quindi potrebbero determinarsi, sarebbero causa di tensioni e darebbero conseguentemente origine ad aree dolenti, anche in parti del corpo inaspettate; la rete fasciale, infatti, connette tra loro tutte le zone del corpo, come un abito perfettamente concepito senza cuciture, in cui nessuna parte è separata dall’altra. 

In modo abbastanza semplificato, questi potrebbero costituire alcuni fra i principali fattori che portano all'irrigidimento della fascia connettivale :

  • meccanico (uso esasperato / errata esecuzione di movimenti, posture errate, infortuni, sedentarietà);
  • chimico (alimentazione, uso sconsiderato di farmaci/sostanze chimiche);
  • psico-fisico (stress, emozioni, sbalzi di temperatura).

 -Basi biologiche della fascia connettivale in prospettiva terapeutica: 

  • Si contrae e si allunga elasticamente;
  • E’ un elemento importante per la postura, fornendo sostegno e stabilità al corpo in modo tensintegro;
  • E’ totalmente coinvolta in tutti gli aspetti gli aspetti biomeccanici del movimento;
  • E’ responsabile degli stati di congestione cronica di nervi e tessuti, quando alterata;
  • La fascia ed il sistema nervoso sono intimamente interconnessi. Essa è densamente popolata da particolari recettori che sono sensibili alla pressione manuale. Pressioni manuali profonde, eseguite in maniera statica o con lenti movimenti, oltre a favorire la riduzione di viscosità della sostanza fondamentale della fascia, stimolando gli stessi (i meccanocettori) inducono una naturale diminuzione della tensione muscolare globale, oltre che un miglioramento dello stato mentale dell’individuo (Van Den Berg & Cabri, 1999). Un risultato diametralmente opposto si ottiene tramite una manualità eccessivamente energica, rapida o grossolana.
  • E’ coinvolta nell’attività del sistema immunitario (in modo sano o alterato);
  • Le aderenze fasciali possono provocare disfunzioni del flusso venoso, di quello linfatico e del segnale nervoso.
  • I piani fasciali possono facilitare la diffusione deir processi infettivi.
  • Le disfunzioni del tessuto fasciale possono produrre tensioni che arrivano a coinvolgere la Dura Madre (la meninge più esterna delle tre membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale), con sintomatologia dolorosa diffusa, profonda e non sempre facilmente identificabile, per eziologia e cura.

Nelle situazioni in cui prevale un disequilibrio dei fisiologici e mutevoli stati di tensioni/elasticità/resistenze/cedevolezze, prevale una insistente sensazione di tensione fastidiosa, spesso localizzata in un’area specifica e ristretta del corpo (per esempio il collo), che finisce poi per tradursi in una rigidità generalizzata, associata a dolorabilità non ben identificabile, ma estremamente invalidante ed usurante dal punto di vista psicologico. 

Questi sintomi si accompagnano a volte anche ad una crescente sensazione di spossatezza (astenia) e a inconsueti disturbi del sonno

Questo tipo di sintomatologia, potrebbe collegarsi ad una disfunzionalità del sistema nervoso ortosimpatico, parte del sistema nervoso autonomo o vegetativo, che è deputato alla regolazione delle funzioni corporee involontarie e legato al sistema endocrino e a quello immunitario. Questa sezione del sistema nervoso autonomo si attiva ogni volta che ci troviamo di fronte ad una situazione di disagio o pericolo (condizioni di forte stress fisico o psicologico); tale meccanismo determina, a cascata, un aumento della frequenza dei battiti cardiaci, della pressione arteriosa ed del tono muscolare (pronti all’attacco o alla difesa). 


Se questo stato permanesse nel tempo, senza mai rientrare sotto la soglia dell’allerta attivata, l’intero sistema vitale ne patirebbe le conseguenze (pensiamo ad un’auto che percorre l’autostrada perennemente con la prima marcia inserita!). 

Un individuo che è solito vivere condizioni di stress e ansia, non fa che contribuire all'inutile produzione di sostanze infiammatorie, essendo l’intero organismo “su di giri”, anche senza un reale bisogno, concentrato quindi su un’allerta totalmente inutile ed energeticamente dispendiosa: più molecole infiammatorie circolano nell’organismo, maggiore sarà la possibilità di sviluppare dolori articolari, tensione muscolare, che nel tempo contribuiranno a minare lo stato di salute generale. 


-Riconoscere gli stati d’ansia e lo stress. 

Quali sono i sintomi fisici che si accompagnano alla tensione muscolare e che derivano da prolungati stati di ansia e stress? 

  • Cefalea muscolo tensiva.
    Se il tono del sistema ortosimpatico aumenta parecchio, con esso aumenta anche la presenza di catecolamine (adrenalina e noradrenalina) nel sangue, catalogate come sostanze vaso-costrittrici periferiche.
    In alcuni casi, la loro presenza è utilissima, tuttavia una loro produzione eccessiva mantiene i muscoli in tensione costante.
    Il tratto cervicale è uno delle aree più sensibili al meccanismo sopracitato e quando la tensione in questo punto è elevata, generare cefalea muscolo-tensiva.
  • Rigidità e dolori nel tratto cervicale.
    Per capire se il dolore è legato a forti stati di ansia e stress, basta osservarne le caratteristiche: scarsa correlazione con i movimenti, parziale miglioramento in seguito ad attività fisica blanda e comparsa, in alcuni casi, di una sensazione di “bruciore”.
    Al contrario, se il dolore è localizzato ed è evocabile con un determinato movimento, allora questo potrebbe essere riconducibile ad un problema biomeccanico.
  • Problemi digestivi.
  • Indebolimento delle difese immunitarie (infezioni frequenti e severe, stati influenzali).
  • Disturbi del sonno.
  • Tachicardia e attacchi di panico.

Fra i rimedi utili per gestire l'eccesso di tensione muscolare, la fisioterapia occupa un importante posto.

La fisioterapia è in grado di contribuire efficacemente al ripristino dello stato di salute e del benessere generale, in questo caso quando gli stati di ansia e di stress prolungati incidano negativamente sulla qualità della vita, a seguito di una tensione muscolare cronica. 

Esistono terapie fisiche mirate che, svolte da fisioterapisti qualificati, permettono un programma di recupero personalizzato e adeguato alle proprie esigenze. 

Quando persiste uno stato di patologica mioattivazione generale, anche senza una reale necessità, il muscolo diaframma, insieme agli altri muscoli respiratori(muscoli primari ed accessori) e il muscolo ileo-psoas (muscolo dell’anima), vengono coinvolti in modo significativo, perdendo così la loro naturale funzionalità.

Gran parte dell’attività fisio-terapeutica si incentra su un accurato e consapevole recupero dell’abilità respiratoria, attraverso la quale l’individuo ricorda come tornare in contatto con la sua originaria fonte energetica, ripristinando consapevolmente il relativo meccanismo fisiologico, prendendosi cura di se stesso.

 

Occuparsi poi, meglio contestualmente, di mantenere elastico tutto il sistema fasciale e muscolare contribuisce splendidamente a centrare l’obiettivo GUARIGIONE, lasciando andare tutto ciò che si rivela superfluo e/o dannoso. 

Degli splendidi connubi terapeutici, che miscelano sapientemente respirazione e movimento consapevoli sono sicuramente rappresentati dalle discipline storiche dell’Hatha Yoga e del Tai Chi, ma anche dal più recente metodo Pilates. 


(per questi argomenti, si rimanda alle relative sezioni).

Ringrazio sempre tutti coloro che rendono disponibili nel Web i loro lavori e le proprie ricerche, che generosamente contribuiscono a diffondere cultura e speranza.                                                                                                                                                            Daniela Rossini